Dentro la Cantina Macabra - Inside Cantina Macabra
Sono sempre stato un grande fan del macabro. Sin da ragazzino, mi son trovato attratto da libri, illustrazioni, videogiochi e film a tema inquietudine, oscurità e sovrannaturale. Una passione che è cresciuta negli anni e ha scovato il modo di infiltrarsi in alcune mie opere, come la saga di Jäck.
Per concludere il mio trittico sugli artisti stop motion, dopo Jasmine Aly Obregon e Gabriele Ghiani, ora vi porto Cantina Macabra, un artista che come me ama l'orrorifico, la stop motion e i film di spessore. Devo dire che è molto bello interagire con persone come Francesco (Cantina Macabra): in un mondo social avvelenato dalle logiche dell'algoritmo, dove postare ogni giorno contenuti pleasing sembra essere la regole, è soddisfacente parlare con chi fa quello che gli pare, e lo fa per passione. Indubbiamente, il teatrino macabro messo in scena con la tecnica stop motion di Cantina Macabra parla a una nicchia molto specifica, ma io mi ci ritrovo in quella nicchia e so di non essere il solo.
Grazie di essere qui, Francesco. Ci vuoi raccontare come è nato Cantina Macabra?
Cantina Macabra è nato circa due anni fa su Instagram, senza grandi ambizioni o obiettivi strategici. L’idea iniziale era, ed è tuttora, quella di creare un piccolo spazio personale dove dare forma a suggestioni gotiche e dark attraverso immagini e video a passo uno, spesso volutamente rozzi, grezzi, imperfetti. È una sorta di valvola di sfogo creativa: non c’è una direzione precisa, solo il desiderio di realizzare “mostri” e, ogni tanto, animarli, per il puro piacere di farlo. Mi piace lavorare con materiali poveri, spesso naturali: noci, noci di galla, cortecce, corde, noccioli, oggetti trovati per caso. Il gesto creativo parte proprio da lì: dalla trasformazione di cose semplici in creature perturbanti. C’è qualcosa di profondamente affascinante nell’idea dell’automa che prende vita e in fondo, cos’è la stop motion se non una forma artigianale di animazione dell’inanimato? Un tema che rimanda a Hoffmann e, più tardi, a Freud, con la sua riflessione sul perturbante (das Unheimliche).
Cosa vuoi trasmettere, quale estetica vuoi creare e se c’è un progetto che ancora non hai realizzato.
I miei lavori non seguono una trama narrativa strutturata, al massimo ne mantengono una traccia molto flebile. Parto da un’idea e dagli oggetti che desidero animare, ma una volta iniziato, non so mai con precisione dove mi porterà il processo creativo. Non ho l’ambizione di trasmettere messaggi precisi a chi guarda una mia foto o un video. Di certo, però, il progetto ha un’estetica ben definita, che richiama un immaginario riconoscibile, potremmo chiamarlo, semplificando, “dark”. Una definizione che mi è piaciuta molto l’ha data un ragazzo che segue il canale: secondo lui, CantinaMacabra è “una miscela di Tim Burton ed espressionismo tedesco… corretta all’italiana”, devo dire che calza a pennello.

Cantina Macabra #3
Si tratta di un vero e proprio hobby. Come è nato e a quale esigenza voleva rispondere.
CantinaMacabra è nata qualche anno fa, quasi per caso, quando ho iniziato a realizzare dei video nella mia cantina insieme a un amico. Erano ispirati a Jan Švankmajer, ma con un tono più oscuro e con un’estetica da bric-à-brac che richiamava atmosfere occulte. Quei primi esperimenti — ancora visibili sul mio canale e gli unici girati a colori — hanno posto le basi del progetto. Il nome CantinaMacabra è nato un po’ per gioco proprio durante la realizzazione di quei primi video. È un omaggio alla Soffitta Macabra della Torino anni ’50, fondata da Lorenzo Alessandri e frequentata da artisti come Abacuc e Enrico Colombotto Rosso che negli anni sucessivi sfoceranno nel più conosciuto movimento Surfanta. Dopo quei due video iniziali, ho proseguito da solo. Il progetto risponde a un’esigenza profondamente personale: nasce dal puro piacere di creare qualcosa che piaccia prima di tutto a me. Certamente mi fa molto piacere condividerlo sui social e conoscere persone con gusti affini, ma tutto parte da un bisogno intimo e autentico. A dire il vero, non sono molto “social”: pensa che, fino a poco tempo fa, la pagina
Instagram di Cantina Macabra era gestita da mia moglie!
Quali sono le tue principali fonti d’ispirazione?
Le mie fonti d’ispirazione? Tantissime, forse persino troppe! Sicuramente i grandi maestri della stop motion, come il già citato Jan Švankmajer, ma anche figure più underground, come l’italiano Stefano Bessoni — oggi forse più attivo nell’illustrazione — e l’inglese Robert Morgan. Un’altra influenza fondamentale è il cinema, sin dalle sue origini. Penso in particolare all’espressionismo tedesco, ai classici della Universal con i loro mostri iconici, ai film della Hammer, ai gotici italiani degli anni ’60 e ai “gialli magici” prodotti dalla Rai nello stesso periodo, come Il segno del comando di Giuseppe D’Agata. Guardando al panorama contemporaneo, sono un grande estimatore del lavoro di Robert Eggers, che trovo davvero ispirante: ho amato profondamente il suo The Witch. Anche la musica ha avuto un ruolo cruciale nel mio percorso: sono cresciuto negli anni ’90 ascoltando metal estremo, che è stato formativo non solo a livello musicale, ma anche immaginifico. Oggi continuo a lasciarmi ispirare da mondi sonori molto diversi, dal Requiem di Arvo Pärt fino alla musica ambient e industrial. Infine, non posso non citare il mondo dell’illustrazione e del fumetto. Anche qui, il mio sguardo si rivolge spesso al passato: penso a riviste italiane come Oltretomba, Jacula o Horror, quest’ultima diretta da Alfredo Castelli sul finire degli anni ’60. Nel panorama attuale, apprezzo moltissimo il lavoro di John Kenn Mortensen: sento una forte affinità con le sue atmosfere, ovviamente con le dovute proporzioni rispetto a quello che faccio io nella mia cantina. Tutte queste suggestioni sono alla base di quello che oggi è il progetto CantinaMacabra.

Raccontaci la tua esperienza su Youtube e se vorresti un giorno fare video più lunghi, dei veri e propri cortometraggi o mediometraggi.
Ti dirò di più: all'inizio l’idea era semplicemente quella di aprire un canale YouTube. Poi, su consiglio di mia moglie, ho deciso di affiancargli anche una pagina Instagram; che oggi, tra l’altro, è diventata decisamente più seguita del canale stesso. Mi piacerebbe molto realizzare un cortometraggio, ma al momento richiederebbe tempi e attrezzature che non ho ancora a disposizione. Detto questo, non escludo affatto l’idea per il futuro.
Hai altri hobby? Quali sono i tuoi interessi nel privato?
Ho molti interessi. Ho una formazione da storico e, nel corso del tempo, mi sono appassionato in particolare alla storia delle religioni; con un'attenzione speciale, da circa una decina di anni, alle religioni abramitiche. Tra l’altro ho avuto la fortuna di laurearmi con Alessandro Barbero (ahimè, ormai un bel po’ di anni fa), discutendo una tesi su alcuni aspetti della mitologia scandinava: il mio primo amore. Ancora oggi, nel tempo libero, continuo a studiare questi argomenti con grande piacere. Un’altra mia passione è la calligrafia, una forma d’arte antica che mi affascina profondamente e che, tra l’altro, si può intravedere in alcuni dei miei primi video. Mi rilassa e mi aiuta a staccare la mente. Ci sarebbero ancora tante cose da raccontare, ma non voglio annoiarvi…
Grazie mille per il tempo che mi avete dedicato, e ci vediamo nei miei incubi!
Gianmaria Simone
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@minimal.themagazine
Contatti
@cantinamacabraTo conclude my triptych on stop-motion artists—after Jasmine Aly Obregon and Gabriele Ghiani—today I bring you Cantina Macabra, an artist who, like me, loves horror, stop motion, and films with substance. I must say, it’s a real pleasure to interact with people like Francesco (Cantina Macabra): in a social media world poisoned by algorithm-driven logic, where posting pleasing content every single day seems to be the rule, it’s refreshing to talk with someone who does whatever they want, purely out of passion. Undoubtedly, the macabre stage set in motion with Cantina Macabra’s stop-motion technique speaks to a very specific niche—but I fit right into that niche, and I know I’m not alone.
Thanks for being here, Francesco. Can you tell us how Cantina Macabra began?
Cantina Macabra started about two years ago on Instagram, without big ambitions or strategic goals. The original idea—which still stands—was to create a small personal space to give shape to gothic and dark imagery through stop-motion images and videos, often intentionally rough, raw, and imperfect. It’s a sort of creative outlet: there’s no precise direction, just the desire to make “monsters” and, every now and then, animate them, purely for the joy of doing it. I like working with humble materials, often natural: walnuts, oak galls, bark, ropes, pits, objects found by chance. The creative act starts right there—from transforming simple things into unsettling creatures. There’s something deeply fascinating about the idea of the automaton coming to life, and after all, what is stop motion if not a handmade way of animating the inanimate? It’s a theme that goes back to Hoffmann and, later, to Freud, with his reflections on the uncanny (das Unheimliche).
What do you want to convey, what kind of aesthetic do you aim to create, and is there a project you haven’t made yet?
My works don’t follow a structured narrative; at most, they retain a faint trace of one. I start from an idea and the objects I want to animate, but once I begin, I never know exactly where the creative process will take me. I don’t have the ambition to convey precise messages to whoever looks at my photos or videos. That said, the project does have a well-defined aesthetic, one that calls to mind a recognizable imagery we could—oversimplifying—call “dark.” A definition I really liked came from a follower who said Cantina Macabra is “a mix of Tim Burton and German expressionism… with an Italian twist.” I must say, it fits perfectly.
It’s truly a hobby. How did it start, and what need was it meant to meet?
Cantina Macabra was born a few years ago, almost by chance, when I started making videos in my cellar with a friend. They were inspired by Jan Švankmajer, but with a darker tone and a bric-à-brac aesthetic evoking occult atmospheres. Those first experiments—still visible on my channel and the only ones shot in color—laid the foundations for the project. The name Cantina Macabra came about as a bit of a joke during the making of those first videos. It’s an homage to the Soffitta Macabra of 1950s Turin, founded by Lorenzo Alessandri and frequented by artists like Abacuc and Enrico Colombotto Rosso, who in the following years would contribute to the better-known Surfanta movement. After those two initial videos, I continued on my own. The project answers a deeply personal need: it comes from the pure joy of creating something I like first and foremost. Of course, I enjoy sharing it on social media and meeting people with similar tastes, but it all starts from an intimate and authentic drive. Truth be told, I’m not very “social”: until recently, the Cantina Macabra Instagram page was actually run by my wife!
What are your main sources of inspiration?
I have many—perhaps too many! Certainly the great masters of stop motion, like the already mentioned Jan Švankmajer, but also more underground figures, such as the Italian Stefano Bessoni—now perhaps more active in illustration—and the British Robert Morgan. Another key influence is cinema, from its very beginnings. I’m thinking in particular of German expressionism, the classic Universal monster movies, Hammer horror, the Italian gothic films of the 1960s, and the “magical thrillers” produced by Rai in the same period, such as Il segno del comando by Giuseppe D’Agata. Looking at the contemporary scene, I’m a big admirer of Robert Eggers’s work, which I find truly inspiring: I loved The Witch deeply.
Music has also played a crucial role in my path: I grew up in the ’90s listening to extreme metal, which shaped me not just musically but also imaginatively. Today, I still draw inspiration from very different sonic worlds, from Arvo Pärt’s Requiem to ambient and industrial music.
Finally, I can’t leave out illustration and comics. Here too, I often look to the past: I’m thinking of Italian magazines such as Oltretomba, Jacula, or Horror—the latter edited by Alfredo Castelli in the late ’60s. In today’s scene, I greatly admire John Kenn Mortensen: I feel a strong kinship with his atmospheres, of course with the due proportions compared to what I do in my cellar. All these influences form the foundation of what is now the Cantina Macabra project.
Tell us about your YouTube experience and whether you’d like to make longer videos someday—actual short films or medium-length films.
I’ll tell you more: at first, the idea was simply to open a YouTube channel. Then, on my wife’s advice, I decided to also create an Instagram page—which, by the way, has now become much more popular than the channel itself. I’d love to make a short film, but for now it would require time and equipment I don’t yet have. That said, I certainly don’t rule it out for the future.
Do you have other hobbies? What are your personal interests?
I have many interests. I have a background in history and, over time, I’ve developed a particular passion for the history of religions—with a special focus, over the past ten years, on the Abrahamic religions. Incidentally, I had the fortune to graduate under Alessandro Barbero (alas, quite a few years ago now), with a thesis on certain aspects of Norse mythology—my first love. Even today, in my free time, I continue to study these topics with great pleasure. Another passion of mine is calligraphy, an ancient art form that deeply fascinates me and that, by the way, can be glimpsed in some of my early videos. It relaxes me and helps clear my mind. There’s still much more I could tell, but I don’t want to bore you…
Thank you so much for your time, and I’ll see you in my nightmares!
Gianmaria Simone
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