Corpo umano, femminismo e tecnologia: Olivia Pils
Locandina del progetto Urban witches not bitches con Diana Arce,
Fake Mistress (Olivia Pils),
Legs Akimbo,
Lucy A. Roberts, Rubbish Fairy
«L'arte è una ferita che diviene luce…»
Con questa citazione di Georges Braque, vi parlo oggi di Olivia Pils. Ho scoperto Olivia tramite il suo canale Youtube Fake Mistress, pieno di video risalenti ai primi anni 2010, di stranezze inquietanti e di efficace storytelling ambientale. Da lì ho cominciato a scavare e ciò che ho scoperto mi ha trascinato fuori dall'ordinario per gettarmi in un mondo di animatronics, porcellana e potenti messaggi. Sono rimasto affascinato da questa artista franco-italo-tedesca ormai veterana della scena artistica di Berlino e, se lo permettete, vi narrerò di lei nei paragrafi che seguiranno.
Olivia Pils è un’artista multidisciplinare nata nel 1971, attiva a Berlino dal 1992. La sua pratica artistica abbraccia installazioni, scultura, ceramica, musica e performance, esplorando temi come il corpo umano, la tecnologia, l’identità e le dinamiche sociali, spesso con una prospettiva femminista. Le sue installazioni e sculture combinano materiali come porcellana, ceramica, silicone, capelli umani e metallo, creando ambienti surreali che evocano attrazione e disagio. Un esempio è la serie “Candy Boxes and Other Creatures”, realizzata durante una residenza al Keramikkünstlerhaus di Neumünster, dove ha creato oggetti corporei in porcellana con superfici imperfette e l’aggiunta di capelli veri.
Non solo arte ambientale, Olivia Pils si è anche messa in gioco in ambito musicale. Con il progetto musicale “Fake Mistress”, Pils ha prodotto album come
“Entertainted” (2015), mescolando registrazioni ambientali, strumenti e
campionamenti di musica classica, utilizzando software open source. Ha
inoltre realizzato performance come “Tödliche Frauen”, una serie di
ritratti musicali e visivi dedicati a figure femminili storiche.
In mezzo a tutto il grottesco, il kitsch fantascientifico e il surreale, noto qualcosa di valore nell'arte di Olivia. Un sincero bisogno di trasformare suggestioni di tipo psicosociale, forse paure, in qualcosa in grado di scatenare reazioni e riflessioni. Su cosa? Sui rapporti uomo e donna, sul legame intrinseco tra infanzia e adolescenza e la vita adulta, sull'evolversi continuo della tecnologia e sull'invasione della stessa nel nostro privato. Nella nostra casa, nel nostro corpo. Gli studi di antropologia di Olivia complementano in tal senso la pratica artistica di questa mente visionaria che merita maggiore attenzione e riconoscimenti.
Nel 2025, Pils ha in programma diverse mostre a Berlino, tra cui “Biomorphic Solutions” presso ZF Projektraum e “Die B-Seite” presso Neurotitan e se mai programmassi un viaggio transalpino sicuramente farei un salto a una di queste mostre. Non so se ci siano delle ferite dietro i lavori di Olivia. Certo è, i suoi lavori ai miei occhi emettono luce.
Gianmaria Simone

Photo: Olivia Pils
Fonti
https://oliviapils.com/
https://neurotitan.de/
https://keramikkuenstlerhaus.de/en/olivia-pils-and-a/
https://www.youtube.com/@fakemistress
Commenti
Posta un commento